C’era una volta un prato strano.
Perché strano?
Era popolato di gigli bianchi come la neve, grandi, con steli lunghi e sottili e le foglie verdi seghettate; accanto, c’erano girasoli piccolini, con steli robusti e foglie cuoriformi; più in là, spiccavano rose con petali spessi, di color rosso, circondate da fogliame di color verde scuro e da spine quasi nere.
Un giorno, in questo prato fu piantato un seme di melo da un giardiniere, di nome Peter.
Con le mele che sarebbero cresciute sul melo, Peter avrebbe riempito enormi ceste da regalare a sua suocera Giuseppina, che ne era troppo ghiotta.
A poco a poco, spuntò il primo tronco e, più avanti nel tempo, cominciarono a prendere vita i fiori.
L’albero si accorse di essere l’unica pianta così alta, grande e si vantava di questo.
Un giorno, stanchi di sentirlo vantarsi, i fiori si ribellarono. I girasoli suggerirono al sole di seccare l’albero, usando i suoi potenti raggi. Tuttavia, il tentativo riuscì soltanto in parte.
Per porre fine a tanta vanità, fu accolta la proposta delle rose: si doveva preparare una pozione.
Gli ingredienti furono:
3 g di erba gatto
1 zucca
1 cappello di folletto
semi di pino
lombrichi e processionarie q.b.
Fu riempita una pentola di acqua e mescolati tutti gli ingredienti molto lentamente; fu pronunciata una formula magica e, prima che il composto diventasse una crema, fu versato il liquido sul prato per innaffiarlo e guarire il melo.
I fiori si rinfrescarono, si alimentarono della pozione ed ebbero la forza di circondare l’albero e di minacciarlo senza paura di ritorsioni.
Il melo capì che, in quel prato, tutti volevano sentirsi importanti e si ritenevano unici.
Tuttavia, ognuno di loro aveva bisogno dell’altro e fu scoperto il valore dell’amicizia.
In onore della loro amicizia, organizzarono una festa.
Si trovò da quelle parti la suocera di Peter, Giuseppina, che vide i fiori parlare; ne rimase colpita e le sembrò di perdere i sensi.
Allora, fu soccorsa da Peter, che aveva colto la prima mela nata su quell’albero e gliela donò.
La signora Giuseppina assaggiò la mela e scoprì che aveva un sapore speciale: oltre ad essere gustosa, polposa, gradevole e squisita, aveva un sapore particolare, dato dall’amicizia nata tra le piante di quello strano prato.
Classe III B della Diaz